Italianita come luogo della scrittura: La questione dell’identita in Fleur Jaeggy
Streszczenie
Fleur Jaeggy, scrittrice italiana di origine svizzera, in una sua intervista afferma: “Un senso di identitŕ, forse, non l’ho mai provato. Penso che identitŕ sia la lingua in cui si scrive” (1998). A partire da tale dichiarazione nel nostro studio approfondiremo la complessa costellazione identitaria di una autrice e una scrittura cosmopolita, come la defině Susan Sontag, per la quale tanto la Svizzera quanto l’Italia costituiscono luoghi interiori, territori da abitare e di cui appropriarsi all’interno della creazione letteraria. Analizzando le opere di Jaeggy, da “I beati anni del castigo” a “Proleterka”, punteremo ad evidenziare come il tema dell’identitŕ rappresenti una costante di questa autrice, determinando percorsi multipli, a tratti perturbanti, sempre segnati dalle contestazioni di stereotipi e cliché. Emergerŕ cosě il profilo di una scrittrice che sceglie la lingua italiana (imparata solo dopo il francese e il tedesco) come cardine identitario, “matria” di una esperienza letteraria ed esistenziale che ospita, perň, prevalentemente spazi nordici, nomi francesi, paesaggi svizzeri, nonché modelli di scrittura esterni alla tradizione italiana (a partire dalle figure di Ingeborg Bachmann e Thomas Bernhard). Swiss-born Italian writer Fleur Jaeggy stated in an interview: “Perhaps I have never felt a sense of identity. I think that one's identity is the language in which one writes” (1998). Our essay takes her words as a starting point and delves into the complex identity constellation of a cosmopolitan author and her cosmopolitan writing, to use Susan Sontag's words. To Jaeggy, both Switzerland and Italy are inner places, territories to be inhabited and made her own within her literary creation. Through an analysis of her works, from Sweet Days of Discipline to S.S.Proleterka, the purpose of the essay is to underline the constant presence of the issue of identity in the author's writings, a presence that creates multiple and at times unsettling themes marked by a constant defiance of stereotypes and clichés. What emerges is the figure of a writer who chooses the Italian language (which she learned only after French and German) as the cornerstone of her identity, the matria (motherland) of a literary and existential experience that, on the other hand, mainly includes Northern places, French names, Swiss landscapes and literary models from outside the Italian tradition (most notably, Ingeborg Bachmann and Thomas Bernhard).
Collections
Z tą pozycją powiązane są następujące pliki licencyjne: